|
Da quest'anno è stata ripresa e presentata la raccolta delle serie storiche dei
dati di popolazione, riepilogati e disponibili a partire dal 1935; si è inoltre
proceduto ad una analoga ricognizione per i dati dei Censimenti, che si sono
sempre tenuti con cadenza decennale sin dal 1861, anno di unificazione del
Regno d'Italia. Gli unici intervalli decennali non rispettati sono stati
nel 1891 e nel 1941, periodi in cui l'Italia era coinvolta prima in una fase
di colonizzazione e poi nella II^ guerra mondiale.
Tutti i dati presentati su tabelle e grafici offrono degli spunti per
fare alcune considerazioni sulla misura in cui gli eventi storici abbiano
potuto riflettersi sulle dinamiche demografiche.
Per fare un esempio già nel 1936 risalta un deciso saldo migratorio negativo,
proprio in concomitanza ad un Censimento, l'unico intermedio della storia dopo
5 anni dal precedente.
La circostanza coincide con la fase di colonizzazione pre-bellica (1936-39)
in cui molti erano i militari inviati nelle colonie unitamente ai civili al
loro seguito e che rappresentavano la cosiddetta "popolazione speciale" che
ebbe una notevole influenza sui conteggi in quanto ne veniva esclusa.
Fu necessario quindi contare quanta gente fosse rimasta in Italia e si
regolarizzarono di conseguenza le posizioni anagrafiche dei cittadini
espatriati.
A distanza di qualche anno e precisamente nel 1944, ma in parte anche nel
1945, emerge un altro aspetto demografico che è emblematico in rapporto ad
eventi bellici e consiste nel numero di decessi che supera quello delle nascite,
con la città che si spopola e perde residenti; è il periodo forse più cruento
per la nostra gente, che vede l'attestarsi del conflitto sulla
"linea gotica" passante proprio sul territorio riminese. L'elevato numero
di vittime e gran parte della popolazione locale costretta a sfollare portò
dunque, purtroppo non solo nei numeri, ad un doppio effetto negativo per
quanto concerne il saldo naturale e quello migratorio.
Anche nel 1951, col primo Censimento post-bellico si assiste nuovamente ad un
movimento di emigrazione nettamente superiore sull'immigrazione, forse dovuto
al perdurare dei danni e delle ferite ancora aperte in una città solo
parzialmente ricostruita, tanto da costringere molta gente a non rientrare a
Rimini e a stabilirsi, anche anagraficamente, nei luoghi in cui si era rifugiata
durante la guerra.
Un recente e più "moderno" fenomeno demografico infine lo ritroviamo dopo il
boom delle nascite degli anni '60 con la progressiva denatalità degli anni
'70 che ha portato dal 1980 ad un consolidamento in negativo del saldo
naturale. E' evidente che tale risultato non discende dall'aumento di mortalità
quanto al significativo ridimensionamento delle famiglie, legato alle
trasformazioni sociali prodotte dal maggior coinvolgimento della donna nel mondo
del lavoro.
|